Progetti Artistici

Vi presentiamo i nuovi progetti sui quali stiamo lavorando

Il Progetto FORME Studio per una metamorfosi, del collettivo di Fabrica, direzione artistica e testi di Francesca Caprioli è un percorso drammaturgicamente diviso in quattro capitoli/stanze dedicate alle figure di Dafne, Pan, Minosse e Aracne.
In ogni stanza viene raccontato il mito in relazione alle quattro fasi metamorfiche della vita: maternità, adolescenza, età adulta e vecchiaia, intessute con miti musicali della storia dell’umanità (Haendel, Beatles, Pink Floyd, Lou Reed, Mia Martini) trasformate con arrangiamenti originali per 4 voci.

Il progetto FORME costruisce una narrazione intrecciata di SUONO E PAROLA.
Musica e testi che, come ogni forma in movimento, cambiano costantemente nello spazio e nel tempo.
FORME si compone principalmente di un’idea, quella di lavorare sulle Metamorfosi di Ovidio, intesa come flusso dove ogni forma muta, come metafora dell’esistenza che è un continuo scorrere, un eterno fluire, come studio, esercizio agli indistinti confini tra le forme viventi.

Interpretano FORME gli attori: Livia Saccucci, Elisa Lombardi, Marco Paparella, Vincenzo De Luca a cui si uniscono Valentina Tramacere (soprano), Alessandro Regoli (controtenore), Bruno Corazza (direttore vocale e basso baritono) ed Emiliano Begni (direttore musicale, piano, tenore) in un’armonia perfetta tra parola poetica e musica.

Un prologo e un epilogo accompagnano le 4 stanze nel suo percorso da Ovidio ai Beatles, dall’Adulescens al senex, dai Pink Floyd ad Haendel.

LA STANZA DI DAFNE il giardino delle meraviglie
La stanza di Dafne è un giardino meraviglioso. Nella stanza di Dafne nulla è casuale, nulla è selvaggio, tutto è cura e controllo. Qui ci sono le più incredibili e spettacolari citazioni della natura, decontestualizzate dai luoghi di provenienza e messe insieme per il dileggio del padrone del giardino delle meraviglie e dei suoi ospiti. E nel recinto confinato del paradiso non entrano conflitti, turbamenti, passioni ma solo deliri sussurrati, saperi liquidi, fluidi, fluttuanti, contenuti dal recinto. E così quando Febo Apollo, invaghitosi follemente di Dafne, della sua essenza, della sua persona e non solo della sua forma, entra nel recinto (“gardo“- “recinto” da cui garden), la creatura fugge, non abituata a tanta passione manifesta. “Dafne sfugge ma non sa cosa sfugge”. È giovane, spaventata e nel disorientamento dell’amore adolescente prega fortissimamente suo padre di dissolvere la sua forma. E il padre la accontenta. Dafne diventa alloro ma Apollo la ama lo stesso e per sempre le promette che porterà i suoi rami e le sue foglie sulla sua faretra, sulla sua certa, sulla testa di chi si impegnerà a suo nome. E lei, con le fronde, accondiscende. Nella stanza di Dafne vive l’adolescente che non ha forme e quindi ha tutte le forme, si odia e si ama, è negli indistinti confine e, dopo aver giocato tra infanzia e età adulta nel giardino, scavalca il recinto e inizia un nuovo percorso.

LA STANZA DI MINOSSE Il palazzo infinito (ovvero il mostro nascosto)                                                                                              Il palazzo regale del sovrano Minosse, re di Creta giusto e potente, è un’architettura gigante, imponente e sovrasta la città. Accanto ad essa e dentro al suo proprietario alberga un luogo, forse mentale, un altro palazzo, anch’esso non meno imponente e resistente, il labirinto, dove vive o non muore o forse balla il Minotauro. Ma il figlio di un re è pur sempre un re e quindi il palazzo-labirinto tiene in vita la parte mostruosa, animale, selvaggia ma nascosta soprattutto a se stesso del re Minosse, che fu il primo ad amare il toro sacro a Poseidone ma non può dirlo. “Bisogna che nessuno lo veda”. Questo dice all’architetto Dedalo che lo rinchiude dentro la sua prigione palazzo. Ma tutti i mostri nascosti crescono, si nutrono del buio e del mistero e nella stanza, metà dedalo inestricabile di vie, metà abitazione di un figlio di un re, il mostro si specchia e inventa una danza con se stesso, all’infinito, che faccia del suo essere mostro una cosa soave e la restituisca al padre come riflesso della sua incapacità di accettarsi. Amare il diverso e non avere la libertà di esprimerlo. Ed è in questa atmosfera che co-abita l’Adultus, personaggio dall’anima scissa: vedere la propria follia ma non sapere cosa fare. E così, anch’egli, metà mostro metà uomo (ma poi l’uomo non è mostro per qualcun altro?) impara ad amarla. E la sposa, in una danza eterna tra follia e realtà.

LA STANZA DI PAN Chi ha paura del pan cattivo? (ovvero il mostro manifesto)
La stanza di Pan è un bosco, –bois (albero) dice l’etimo dal francese. Essa è fatta di alberi che creano luce ed ombra, oscurità anche nel giorno pieno, incubi nel migliore dei sogni. Ed è lì che sceglie di vivere Pan, il dio mostruoso metà capro metà uomo, dove la radura illumina solo ciò che è realmente splendete. Il resto è il bosco delle favole, quello visto dalla casa della mamma di Cappuccetto rosso o attraversato da Biancaneve che fugge dalla matrigna. È il bosco di Hillman, il bosco del proibito, il bosco del turbamento, il bosco del panico, dove tutto e niente si toccano fino a generare l’annichilimento, il gelo, l’incapacità di affrontare. Ma guardiamolo da vicino Pan l’irsuto, il capro, il mostro… Egli ride, sorride e danza. Accanto a lui cortei di menadi e satiri che celebrano la vita bucolica in una Arcadia gelida e inospitale; tutto è festa, armonici canti, musica flautata e corpi che ondeggiano al proprio ritmo. Pan accetta la sua mostruosità e non la nasconde, ride beffardo alla madre che lo rifiutò per essere accolto e amato da tutti gli altri componenti della natura, Egli è la natura dentro la natura, quella del nostro corpo che risponde alle stesse regole degli alberi, delle nuvole, degli animali. In un equilibrio divino con la Magna Mater, con cui si riconcilia nell’ora panica dove tutto tace e si acquieta in un sonno ristoratore. Ed è proprio la Mater, l’altro personaggio che abita la stanza di Pan, una madre dispensatrice di vita, anche oltre la vita, anche oltre l’assenza di essa. L’amore confina con la morte. Ogni madre lo sa.

LA STANZA DI ARACNE e l’arte del racconto
In questa ultima stanza Aracne, artista dal talento e dall’esattezza dell’ordito da far Invidia agli dei, è utilizzata come metafora di una umanità affaccendata, impegnata, affaticata a volte nel suo riscatto perenne con il proprio peccato originale: la mortalità. Per affrancarsi da esso, Aracne, e l’artista in generale, si esprime producendo mimesi della realtà che rifondino un mondo a propria immagine. E somiglianza da lasciare ad imperitura memoria e “vincere di mille secoli il silenzio” per dirla alla foscoliana maniera.  Aracne, figlia di Idmone di Colofone, di famiglia di tessitori, difatti, viene tramutata in ragno da Atena, dopo aver visto una sua tela al di sopra di ogni esattezza e meraviglia; ma la sua arte attraversa trasversalmente ogni forma da lei acquisita: da ragno continuerà a tessere capolavori complessi e meravigliosi che chiamiamo ragnatele. E narrator e “passeur” perfetto per convivere in questa stanza è il SENEX, il quale concilia l’arte del racconto, strettamente connessa all’arte della tessitura già da tempi molto antichi, con la volontà, quasi l’urgenza di restituire, nel tessuto e nelle trame, racconti che sono frutto di esperienza e vita vissuta, di storie raccolte, ascoltate o esperite in prima persona e tramandate in una forma sia metaforica che concreta: la tela. Onora la faccia del Vecchio, dice il Levitico. Onora la sua faccia, le sue mani perché hanno creato spazi immensi nella nostra vita antica e futura per valicare gli indistinti confini.

Questo progetto è nato nei tempi della pandemia e ha ispirato Fabrica a mutarne la forma di fruizione: grazie alla registrazione di una serie di video-performance, è possibile assistere in streaming alle rappresentazioni del progetto. 
CLICCA sul pulsante per accedere al catalogo di contribuiti fruibili direttamente online!

I performers

Emiliano Begni

Direttore musicale

Francesca Caprioli

Direttrice artistica

Bruno Corazza

Direttore musicale

Elisa Lombardi

Attrice

Vincenzo De Luca

Attore

Marco Paparella

Attore e aiuto regista

Alessandro Regoli

Cantante

Livia Saccucci

Attrice

Valentina Tramacere

Cantante

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